Insegnanti personaggi inesistenti

219 Insegnanti PERSONAGGI INESISTENTI di Umberto Tenuta

CANTO 219 Nessuna stampante scrive nella mente degli studenti, almeno fino ad ora.

Eppure tranquillamente si continua a parlare di INSEGNANTI, participio presente del verbo INSEGNARE, da in-signo, segno su ovvero, come si scriveva nei Programmi didattici del 1867, imprimere nella mente, imprimere, da PRINT, stampante.

 

Ve la ricordate voi l’Emprimerie à l’ècole, di Celestine Freinet?

Certo che al Ministero dell’istruzione se li ricordano i Programmi didattici del 1867, in particolare laddove si ordina ai docenti: <<Il maestro si astenga dal dare dimostrazioni che in quella tenera età non sarebbero intese. Si limiti ad imprimer bene nelle menti degli scolari le definizioni e le regole>>.

Mai norma ministeriale fu più ossequiata da tutti, Ministri, Dirigenti ed Insegnanti.

Tutti impegnati a scrivere, a incidere, a stampare nella mente degli studenti le loro parole.

Fermi, immobili, statue, o ragazzi, sennò come faccio io a stampare sulle vostre teste che si muovono?

Orbene, la parola è divina!

Ed allora, se le parole hanno, come hanno, un significato, l’INSGNANTE è colui che stampa, incide, scrive nella mente degli studenti.

A questo è chiamato, e questo fa.

Solo che le teste degli studenti sono dure.

E gli insegnanti lo gridano forte, anche alle mammine: TESTE DURE i vostri figli!

Altro che molle cera, quelle sono teste dure come il muro!

Non riesci a scriverci neanche le iniziali del Capitolo di Storia.

E allora?

Allora, mica la Ministra vi può pagare se non riuscite a stampare nelle teste dei vostri studenti nemmeno una sola pagina di Storia, di Geografia, di Grammatica?

Chiudiamo bottega, allora!

Ma no, Maestre care!

Una soluzione c’è sempre, per tutte le cose, tranne che per la morte, almeno finora!

Ascoltate, ve la racconto io!

−C’era una volta….

−Un re! — diranno subito i miei piccoli lettori.

−No, ragazzi, ora vi racconto io.

C’era una volta un Giangiacomo Rousseau che di mestiere faceva il Maestro di Emilio, un ragazzino figlio di povera gente che all’odor di dolci gli colava l’acquolina dalla bocca.

Orbene, Giangiacomo, dovendo insegnare la bussola ad Emilio, sapete che cosa fece?

Non si procurò uno scalpello d’acciaio temperato, ma lo invitò ad andare nel bosco, là dietro la casa che guardava a Mezzogiorno.

Lontano, lontano, lontano andarono e ad un certo momento si smarrirono nel bosco!

Desolato piangeva Emilio.

−Maestro, ora come facciamo?

−E che ne so io, io sono un insegnante, e il sussidiario mica me lo sono portato nel bosco!

−Dai, Maestro, qui ci sono io, io che un cervello pure lo tengo, malgrado voi lo ignoriate e volete sostituirlo col vostro.

−Ecco, Maestro, io so, perchè l’ho osservato attentamente tante volte. Curiosone nato come sono, io so che i tronchi degli alberi sono più neri a Nord, e spesso da quel punto cardinale sono ricoperti di muschio.

−Ebbene, Maestro, vedi, gli alberi intorno a noi sono più neri da questo lato che è il loro NORD?

−Ora, siccome la nostra casa ha il bosco a NORD, la via di casa è a SUD di dove noi siamo!

−Hai capito, Maestro?

−Ora che ci siamo, Maestro, ti voglio dì ‘na cosa!

−Tu a mia nunn’insigni nienti, iu capisciu sulu!

−Basta che tu mi crei un problema ed io lo risolvo, magari assieme agli amici miei.

−Sai, gli amici miei, quelli che tu mi vorresti fare nemici!

C’è altro da dire?

Ve lo riassumo.

Il maestro non insegna.

Il maestro crea delle situazioni problematiche, problematiche concrete −reali, effettive, non inventate− per gli studenti, mica per lui.

E questo si chiama Problem solving!

Dopo ascolta gli studenti, le loro proposte di soluzione, li fa discutere tra di loro, in forma cooperativa.

E questo si chiama Cooperative learning!

Voilà, il gioco è fatto!

Gli studenti fanno le loro scoperte, costruiscono le loro conoscenze ed affinano le loro abilità, maturano interessi, motivazioni, atteggiamenti positivi verso ogni apprendimento.

Imparano a lavorare assieme, a volersi bene, a rispettare le regole della civile convivenza.

Altro che stamperia!

Altro che teste dure!

Altro che spiegazioni e lezioni con le LIM!

Questa è una cooperativa di apprendimento, una cooperativa di formazione di uomini, degli uomini di domani!

 

Tutti i miei Canti −ed altro− sono pubblicati in:

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